Durante il corso biblico, abbiamo fatto un laboratorio sulle parabole, il cui ultimo lavoro era provare a scrivere una parabola.
Ecco le nostre storie:
I due diaconi.
Gesù disse ancora una parabola, per alcuni dei suoi che facevano molti digiuni e preghiere:
«Un parroco aveva due diaconi. Un giorno li mandò in due villaggi dei dintorni a predicare. In entrambi i villaggi vi erano alcune famiglie che avevano di che vivere più che degnamente: una casa di mattoni, calda e sicura; cibo in abbondanza, e bambine e bambini sorridenti che giocavano insieme.
Ma in quei due villaggi vi era anche una famiglia molto povera, che abitava una misera capanna di canne e fango, fredda e buia, e non aveva di che sfamarsi; i figli erano più magri di uno scheletro, e persino i corvi si allontanavano quando li vedevano.
Il primo diacono, appena arrivato, convocò tutte le famiglie che avevano di che vivere nella piazza del paese, e disse loro: “Vergognatevi! Guardate come sono ridotti i vostri vicini! Neppure una bestia vivrebbe in quelle condizioni, e voi lo avete permesso! Con il vostro comportamento avete profondamente offeso Dio, che è Padre buono dei ricchi e dei poveri! Adesso, per fare penitenza e sperare di ottenere il perdono dei vostri gravi peccati, dovrete tutti quanti digiunare anche voi per una settimana!” E così fecero.
Anche il secondo diacono convocò la gente del suo villaggio, e disse loro: “Da questo momento, ogni giorno uno di voi ospiterà a mangiare pranzo e cena la famiglia povera. E quelli che non li hanno ospiti in casa andranno due ore al giorno a costruire per loro una capanna calda e sicura”.
E così fecero.
Ora, chi dei due vi sembra che abbia annunziato loro il regno di cieli?».
«Il secondo», risposero.
«Bene – disse loro Gesù – Ora andate, e anche voi fate altrettanto».
Pinco Pallino e il latino
In classe, durante la versione di latino, Pinco Pallino, che è il peggiore della classe perché disinteressato alla materia, copia dal bravissimo Panco, concorrente dei concorsi di latino.
L’insegnante, pur accorgendosi dello stratagemma, attribuisce un ottimo voto – identico – a entrambi e si complimenta con Pinco Pallino per il suo exploit.
Gli altri studenti, con sdegno, chiedono spiegazioni per l’apparente ingiustizia.
L’insegnante spiega che apprezza Pinco Pallino per il primo moto di interesse verso il latino e Panco per l’aiuto fornito.
L’operaio e il capo dell’impresa
Il capo del personale di un’impresa viene a conoscenza del fatto che un modesto operaio fa spesso la “cresta” su certi rimborsi spese.
Accertato il fatto, il capo del personale, in base alle norme contrattuali, è costretto a licenziarlo.
Il capo dell’impresa, informato del licenziamento, chiama l’operaio per un colloquio.
Al termine del colloquio, informa il capo del personale che il licenziamento è annullato e – anzi – l’operaio dovrà avere un aumento di stipendio.
Venuti a conoscenza di questo episodio, i compagni di lavoro dell’operaio vanno a lamentarsi dal capo dell’impresa perché adesso il loro compagno guadagna più di loro.
La risposta del capo dell’impresa è semplice: «È vero, ma il vostro compagno ha un carico familiare molto più pesante del vostro e la sua famiglia non poteva vivere con un basso stipendio».
Giulia e l’insegnante
Un insegnante ha assegnato, per il venerdì successivo, a ogni bambino, di portare foglie e carta per un lavoro.
Venerdì, Giulia non ha il materiale.
L’insegnante invita a mettere tutto il materiale al centro dell’aula e a condividerlo tra tutti: «Così ce ne sarà abbastanza per ciascuno», dice.
In classe si genera malcontento: perché Giulia non viene punita?
«Anche Giulia deve avere un’opportunità!» – dice l’insegnante – «Nessuno vi toglie nulla, diamo qualcosa a lei».
Nello studio medico
Nell’affollata sala d’aspetto di uno studio medico entra un migrante in pessime condizioni fisiche.
Turbati, tutti cercano di tenersene lontani.
Esce il medico dalla sala visite per chiamare il primo paziente in lista d’attesa.
Notata la situazione, chiama il migrante.
Il paziente che pensava di venir chiamato, protesta.
Il medico risponde che tutti hanno diritto di essere curati, ma che la situazione igienico-sanitaria non è sensibile ai diritti di precedenza.
Il mendicante fuori dalla chiesa
Come accadeva tempo fa, la gente che andava a messa si vestiva a festa con gli abiti più lussuosi per farsi vedere più ricco e bello degli altri.
Fuori dalla chiesa c’era un mendicante tutto stracciato che chiedeva l’elemosina ma senza mai entrare in chiesa.
I ricchi che uscivano da messa gli lanciavano con un certo disprezzo qualche spicciolo, ostentando la propria “bontà”. Ma questa era l’unica “opera buona” che facevano.
Il povero usava questi pochi soldi condividendoli con altri poveri in modo gentile e discreto.
Chi è che sa condividere davvero quello che ha?
Il figlio ribelle
Nella periferia di Gerico viveva una famiglia assai facoltosa composta da madre, padre e due figli. Uno di questi era molto attento agli insegnamenti del padre e della madre. Si alzava presto ogni mattina per andare a lavorare nei campi assieme ai tanti servitori, badava alle stalle e ai granai con molta solerzia ed era, manco a dirlo, il cocco della mamma e l’orgoglio del padre mentre l’altro era assai meno solerte nel disbrigo delle sue competenze. Non sempre si ricordava di chiudere l’ovile e sovente rientrava tardi la sera.
Avvenne che un giorno, mentre erano tutti seduti a tavola, un servitore si affacciò per segnalare che un mendicante stava insistendo per avere un tozzo di pane e un bicchiere d’acqua. Manco a dirlo il ragazzo più attento all’economia della famiglia balzò in piedi e con voce ferma disse che la loro casa non era aperta ai mendicanti e che doveva essere mandato via il più in fretta possibile.
Mentre il servitore chiude con grande attenzione la porta per non farla sbattere l’altro figlio, senza proferire parola, allunga la mano sul tavolo, prende un pezzo di pane, una caraffa piena d’acqua, il suo piatto ricolmo di quanto più cibo possibile ed esce dalla stanza.
Il padre, colto da stupore e probabilmente anche dalla rabbia, richiama il figlio per avere una spiegazione del suo atteggiamento. Non avendo risposta butta il tovagliolo sul tavolo ed insegue il figlio fin nel cortile con l’intento di riprenderlo aspramente ma vedendolo seduto all’ombra di una grossa quercia accanto al mendicante e intento a condividere il suo cibo, si arresta ed ha un ripensamento.
Ritorna sui suoi passi ed invita moglie e figlio a venire in cortile ad osservare cosa sta succedendo: quel figlio, considerato come un degenere fino a pochi istanti prima, stava dando una lezione di Amore verso il prossimo a tutta la famiglia e alla servitù. Anche il figlio prediletto si accorse dello sbaglio che aveva fatto nei confronti sia del mendicante sia del fratello e da quel giorno cambiò registro.
Racconto di amici in tavola
Un uomo correva. Nel mentre, vede una persona molto anziana importunata da un ragazzo che insiste nel chiedergli dei soldi, con fare minaccioso.
L’anziano si guarda attorno nella speranza di essere aiutato perché non c’è modo di togliersi il ragazzo di torno.
Molti guardano, vedono, ma rimangono indifferenti, per noncuranza o paura, e vanno oltre.
Pure l’uomo che correva va oltre, ma riesce a vedere e nota la sproporzione tra la forza dei due.
Il suo senso di giustizia lo obbliga a ritornare sui suoi passi per difendere l’anziano ed allontanare il ragazzo.
L’operaio infelice
Un uomo lavorava in una grande fabbrica in cui i profitti dei padroni erano elevati e gli operai sembrava vivessero sereni.
Era un ottimo operaio, con professionalità e competenza, ma il suo salario non era adeguato alle sue capacità.
Per questo era infelice.
Esasperato, decise di licenziarsi e di avviare un’attività in proprio.
La moglie e i figli lo sostennero e gli dimostrarono una completa fiducia: non li aveva delusi in passato, non li avrebbe delusi nemmeno ora.
E così fu.
Troppo forte la parabola sul latino! Avrei voluto scriverla io!